Dal 2 settembre al 11 settembre 2022
dal Lunedì al Venerdì 20:30 - 23:00
Sabato 15:30 - 18:30 / 20:30 - 23:00
Domenica 15:30 - 18:30 / 20:30 - 23:00
Dal 12 settembre al 13 novembre 2022
dal Giovedì al Sabato 15:30 - 18:30
Domenica 10:30 - 12:30 / 15:30 - 18:30
Ingresso libero
Francesco Casorati fra tenerezza e ironia
UN PERCORSO INDIPENDENTE
“Voglio che la gente dica delle mie opere: ‘Sente profondamente, sente con tenerezza’ ”. È una frase di Van Gogh, ma avrebbe potuto pronunciarla anche un artista come Francesco Casorati, che ha gettato sulle cose uno sguardo venato di tenerezza e di ironia filosofica.
Il suo introverso lirismo si avverte meglio se si approfondisce la sua visione del mondo, che non era affatto ottimistica, e nemmeno superficialmente serena, come a prima vista potrebbe sembrare. L’artista non ha mai condiviso le illusioni del professor Pangloss, non ha mai pensato che il nostro fosse il migliore dei mondi possibili, anzi. Ha
sentito profondamente il vuoto che ci circonda, la violenza di cui è intrisa la storia, l’ingiustizia che regge la società: il negativo, insomma, che occupa tanta parte della vita. Le sue opere rivelano uno sconfinato amore per la natura, gli animali, gli alberi, i cieli. L’uomo invece è una comparsa discutibile, vista con qualche giustificato sospetto perché quando non c’è, per dirla con Giacometti, il mondo è ancora in ordine.
La visione dell’artista, insomma, è tutt’altro che ingenuamente fiduciosa. Eppure nella sua pittura, meditata e misurata fino a reinventare figure e cose con una fantasia che si rivela più vera della realtà; nella sua pittura, dunque, un velo di delicatezza si deposita su ogni oggetto, ogni animale, ogni paesaggio, ogni azione. Il negativo, allora, si nasconde: non perché non esista più (esiste, esiste …), ma perché l’artista l’ha messo fra parentesi, l’ha immobilizzato, e ha narrato il mondo come se il potere di quella negatività fosse, almeno momentaneamente, sconfitto.
Ci spieghiamo meglio con un esempio. Nel 1952 Francesco Casorati dipinge Torre di Babele. All’epoca ha solo diciotto anni, che però ne valgono almeno il doppio. Nascere in una famiglia dove il padre è uno dei maggiori artisti del secolo, e la madre è Daphne Maugham, pittrice di rara finezza e nipote del famoso romanziere Somerset Maugham, significa nascere in un’Accademia di Belle Arti, laurearsi a quattro anni, respirare pittura fin dalla nascita, anzi ancora prima. Francesco sarà sempre stilisticamente diversissimo da Felice e compirà un percorso coraggiosamente, caparbiamente indipendente.
Da lui apprende però un concetto fondamentale: la nozione di una pittura che non nasce dall’impressione, dalla sensazione, dalla visione immediata, ma dall’idea. Felice diceva che, per arrivare alla verità dell’arte, bisogna dimenticare la realtà superficiale,1 e questa convinzione, espressa nelle opere più ancora che a parole, rimane indiscussa anche per Francesco.
Info e prenotazioni:
Comune di Carmagnola - Ufficio Cultura
Tel. 0119724238
musei@comune.carmagnola.to.it